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Madonna del Sasso: il Santuario
 

IL SANTUARIO DI MADONNA DEL SASSO

Il Santuario sorge a 638 metri di altitudine nel comune omonimo di Madonna del Sasso; si affaccia su uno sperone roccioso di granito il quale è stato impiegato come pietra da taglio da tempi immemorabili.
Davanti alla chiesa si sviluppa un ampio piazzale detto “Il balcone del Cusio”, da esso si ammira un panorama sconfinato, dai monti più vicini ai contorni sfuggenti delle Alpi, verso sud, quando il cielo è molto limpido, si scorgono Novara, Vercelli e Milano.

Anticamente, alle falde del monte Avigno, sorgeva una cappella dedicata alla Madonna Addolorata, a poca distanza da Boleto. Le molte grazie attiravano i fedeli del Cusio.
Una prima chiesa sostituì la cappella; sull’altare maggiore c’era un quadro della Vergine in contemplazione di Gesù, opera del Caravaggio.

Nella sacrestia si conservava, in una nicchia, una statuetta della Madonna del Rosario, di autore ignoto, ritenuta miracolosa.
Nel 1706 il boletese PietroPaolo Minola, in seguito ad una grazia ricevuta dalla Madonna, decise di far costruire, in sostituzione del vecchio, un nuovo Santuario.

Verso il 1725 iniziarono i lavori. Anche la popolazione di Boleto diede il proprio contributo materiale e manuale.
Nel 1748 la chiesa era ultimata, mentre nel 1760 furono terminati il campanile e la casa per i preti, che sorse a fianco della Chiesa.
La consacrazione del Santuario avvenne nel 1771 con una solenne cerimonia celebrata dal Vescovo di Novara di allora.
Nel 1773 il Minola donò al Santuario il corpo di San Donato martire, legionario di Tebe, ucciso nel 200 D.C. a Roma e sepolto nelle catacombe di San Callisto.

L’interno del Santuario è a croce greca con due altari laterali e graziosi coretti alla congiunzione dei bracci della croce.
E’ di epoca barocca e venne interamente affrescato da Lorenzo Peracino da Cellio.
Sopra l’altare maggiore è incastonato un dipinto raffigurante la Pietà di Fermo Stella da Caravaggio, del 1547.
Sull’altare a sinistra c’è l’urna con le ossa e il sangue di San Donato. Gli abitanti della zona gli innalzarono preghiere nel timore della folgore e della grandine.
San Donato è infatti raffigurato con folta barba, elmo, spada e mantello nell’atto di fermare una folgore che si stava scatenando sul paese.
Particolare curioso: lo scheletro è appoggiato su un fianco come se dormisse. Invece gli altri scheletri vengono messi in posizione supina.
Sopra la teca di San Donato si può vedere una pregevole tela di Lorenzo Peracino la quale rappresenta la morte di San Giuseppe.
Lungo i capitelli delle varie lesene ci sono dei cuori trafitti, perché il Santuario è dedicato alla Madonna Addolorata che ha salvato i lavoratori dai massi mentre cadevano con lo scoppio delle mine.

Le cappelle

Le cappelle, in stato di grave degrado e ormai prive di dipinti per i guasti del tempo, sono state più volte oggetto di interessamento nel corso degli ultimi sessant’anni, per una decorosa sistemazione che ha finalmente trovato realizzazione con un restauro conservativo, in una prima fase, demandato dall’amministrazione comunale all’Associazione Turistica Pro Loco di Boleto, e attualmente con l’inserimento di maquettes che rappresentano cinque momenti della Passione di Gesù, non disgiunti dal dolore della Vergine Maria a cui il Santuario è dedicato (1. Ecce Homo, 2. Crocifissione, 3. Calvario, 4. Deposizione, 5. Sepolcro)
Questo intervento è stato possibile grazie alla sponsorizzazione di parecchi industriali e al contributo del Comune, della Comunità Montana Cusio Mottarone e della Provincia del Verbano Cusio Ossola.

La leggenda:

1500 circa. A Pella c’era un’ostessa che aveva una figlia, tanto bella da essere considerata la più bella taverniera del lago. La sposò un soldataccio, Aycardo, ardimentoso, manesco e furioso. Di ritorno da una missione militare, da una diceria maligna sentì che la moglie lo avrebbe tradito con un soldato di stirpe inglese. Aycardo perse la testa: si caricò la donna sulle spalle, la portò sullo scoglio del Sasso e la buttò giù. La poveretta era riuscita ad aggrapparsi ad un cespuglio, ma quando vide il marito affacciarsi al dirupo (questa volta con l’intenzione di salvarla) si lasciò cadere nel vuoto. Sul luogo del misfatto, la gente pietosa avrebbe innalzato una croce di legno, poi una cappelletta, la cui ricostruzione avrebbe portato all’attuale Santuario.

Lorenzo Peracino

Gli interventi certi di Lorenzo Peracino, pittore valsesiano, nell’oratorio riguardano la decorazione dell’abside, con affreschi e tele, l’allestimento della cappella di San Giuseppe e l’esecuzione dell’affresco collocato sull’esterno della casa eremitale. Tutti i suoi interventi si collocano nel terz’ultimo decennio del ‘700. A questo periodo il pittore presentava già un curriculum ricco e intenso .
Scarse sono le notizie circa la sua educazione alla pittura. I pochi dati offerti accennano ad un suo primo apprendistato presso il pittore Rossetti Valentino. Non avendo nessun dato che ci faccia ipotizzare una sua frequentazione di ambienti milanesi o spostamenti o lunghi soggiorni altrove, si pensa che la sua formazione si sia svolta da vero autodidatta.

 


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