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La tornitura del legno a Pettenasco
Pettenasco (la medievale Pictinascum) era un tranquillo paese di pescatori e mugnai non privi di intraprendenza.
Alla fine del Settecento i mulini che sfruttavano i salti d’acqua della roggia, derivata dal torrente Pescone, detta appunto molinara erano cinque.
Nell’Ottocento la fine dell’uso dei mulini con macina lasciò disponibili ambienti e forza idraulica e, con il passar degli anni si cominciò a pensare alla possibilità di sistemare in quei locali abbandonati delle tornerie del legno. I vecchi mulini si trasformarono quindi in Tornerie Idrauliche in Legno chiamate dai locali “fabbriche”.
Pionieri della nuova attività furono i fratelli Bartolomeo ed Evaristo Maulini, che nella seconda metà dell’Ottocento impiantarono un laboratorio nel primi tratto del canale. Il nuovo mestiere fece proseliti attirando altri artigiani della valle dello Strona, e da tutti i dintorni, e rappresenta presto uno degli aspetti più interessanti e redditizi dell’economia locale. Gli insediamenti andarono via via scendendo più a valle.
Nei primi anni del ‘900 Pettenasco (circa 1.000 abitanti) è ancora un paese la cui economia si basa principalmente su agricoltura, pesca e allevamento; l’industria del legno intanto comincia ad intensificarsi.
Nel 1922, come risulta dai documenti ufficiali, ben sei tornerie in legno erano attive in Pettenasco: Bezzi Fratelli, Maulini Bartolomeo, Maulini Evaristo, Piazza Battista, Albini e Bisetti, Martinazzi Francesco.
Sei “fabbriche” a testimonianza di una attività tradizionale forte, proseguita fino agli anni ‘65/70 e poi abbandonata a causa dell’avvento delle materie plastiche.
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