Torna a >Storia e Tradizioni
La Resistenza all`Alpe Cardello
All`Alpe Cardello (mt. 800), appena sopra Germagno, vi è un santuario dedicato alla Madonna.
Sovente i partigiani della Beltrami si accampano all`Alpe Cardello o nelle baite di Luneglio poco più in alto. Nove uomini del Battaglione Augusto arrivano, la sera dell`11 aprile - dopo una lunga, durissima camminata,carichi di armi conquistate in una azione vittoriosa - all`Alpe Cardello, ma purtroppo per gli stanchissimi ragazzi, all`Alpe vi sono già accampati partigiani del Battaglione Burlotto un`unità come l`Augusto, della Divisione Alpina d`Assalto F.M. Beltrami. I nove uomini dell`Augusto non possono fare altro che riprendere la salita per portarsi alle baite di Luneglio; raggiuntele, rinunciano a mangiare e si buttano, vinti dalla stanchezza, sul fieno.
Ma il riposo dei nove giovani non dura a lungo; all`alba del 12 aprile vengono svegliati di soprassalto da spari, da raffiche, da scoppi. La sparatoria che sembra interessare l`Alpe Cardello non dura a lungo ed è seguita dal silenzio. Remo Ricci, il comandante della Squadra dell`Augusto, fa nascondere le armi conquistate e dispone i suoi uomini in modo tale da potere mantenere sotto controllo i diversi sentieri che portano alle baite di Luneglio. Vi è la certezza di avere le spalle coperte dalla squadra che si rifugia all`Alpe Quaggione.
Ad un tratto la scia giallognola di un razzo solca il cielo; è la segnalazione della presenza di un reparto nazifascista ad altri reparti. Presumibilmente, il razzo è partito dalla località Montebuglio, sottostante il rifugio dei partigiani. Ricci costituisce subito una mini-pattuglia che deve andare in ricognizione; la pattuglia è composta da Bogni Roberto Ciccio di 24 anni, Realini Antonio di 18 anni e Valentini Guido Guido di 20 anni.
E` lo stesso Ricci che ricorda: Poche parole d`intesa, uno sguardo al mitra… pochi minuti trascorrono ed alcune rabbiose raffiche si fanno sentire… Dal Quaggione ci giunge l`ordine di raggiungere le postazioni più alte…. I tre nuclei partigiani, riunitisi al Quaggione, pur essendo in numero assai limitato, decidono di portare l`attacco ai fascisti asserragliatisi nel piccolo santuario della Madonna, all`Alpe Cardello. L`attacco sorprende i fascisti che, dopo breve resistenza, abbandonano la posizione e si danno a precipitosa fuga. I fascisti hanno però anche in questa occasione lasciato il segno della loro barbarie: Realini, Bogni e Valentini vengono trovati dai loro compagni non solo colpiti dai proiettili dei mitra, ma mostruosamente pugnalati in viso e per tutto il corpo.
Bibliografia: Enrico Massara, I tre dell`Augusto, in Antologia dell`antifascismo e della Resistenza Novarese - Uomini ed episodi della lotta di liberazione, pp. 518-519.
|