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FORNO E LA SUA STORIA Un`esperienza didattica
FORNO E LA SUA STORIA
La gita ci ha regalato… Nuove conoscenze sull’ambiente, sulle persone, sui cambiamenti del modo di vivere in montagna dal passato al presente. Corse, giochi, risate, allegria, tanto divertimento. Un formidabile appetito. Una scorpacciata di sole e di aria pura. Un concerto di suoni e di rumori che non avevamo mai ascoltato. Una tavolozza di colori.
Siamo andati in Valle Strona, per conoscere un paese di montagna: Forno. La strada, tortuosa e in alcuni punti stretta, passava alta sopra il torrente ed era immersa in una ricca vegetazione. Arrivati alla meta, siamo rimasti colpiti dalla tranquillità, dal silenzio, dalla bellezza del luogo. Le case erano molto curate. Abbiamo notato i balconi di legno, le finestre fiorite con le gabbiette degli uccellini appese, i muri dipinti o con il sasso a vista… Abbiamo incontrato una signora che indossava il caratteristico costume. Ad accoglierci c’era un esperto, il signor Renato Falcetti, che con grande pazienza e gentilezza ci ha accompagnati durante tutta la giornata. Ci ha dato informazioni interessanti sulle caratteristiche del territorio in montagna, ci ha fatto scoprire come si viveva nelle famiglie tanti anni fa. Ha parlato di persone, di animali, di lavoro, di feste, di boschi, di incendi e di valanghe… Siamo tornati a scuola affascinati dalla montagna, incuriositi dai suoi segreti e dalle sue misteriose creature.
Le case
Erano baite, con i muri di sasso, i tetti di piode, le porte e le finestre di legno. Intorno c’erano i prati, dove pascolavano le pecore e le mucche. L’interno delle case era semplice e povero. Tutto era fatto a mano. Le stoviglie erano di legno. Si dormiva su un materasso imbottito di foglie, raccolte nei boschi e sostituite ogni anno. Le coperte erano tessute dalle donne con la lana delle pecore. Siccome mancava il riscaldamento, in inverno si usava mettere nel letto uno scaldino. La brace e la cenere davano tepore, ma bisognava stare attenti al pericolo di incendiare il letto.
Il lavoro
Nei mulini si lavorava il legno per costruire oggetti diversi, come scodelle, mestoli, cucchiai. Non essendo ancora stata scoperta l’energia elettrica, si facevano funzionare le macchine, che tagliavano, modellavano e lisciavano il legno, con la forza dell’acqua dei torrenti. All’esterno c’era una grande ruota che girava e che trasmetteva il movimento alle piallatrici e ai torni dentro il mulino.
I vestiti
Le donne vestivano tutte alla stessa maniera, indossando il costume tradizionale della Valle Strona, che presentava alcuni particolari diversi da un paese all’altro, in modo da far riconoscere la provenienza di chi li indossava. Il costume di stoffa pesante era formato da una sottogonna e da una gonna a pieghe, da una camicetta bianca, da un corpetto e da un grembiule legato in vita con nastri. Si completava con un fazzoletto di lana a fiori colorati sullo sfondo nero da portare in testa e da tipiche calzature, i pull, confezionate dalle donne stesse lavorando la lana con i ferri e con strati di stoffe battute e cucite insieme come suola. Il vestito era di un unico modello, secondo noi un po’ ingombrante. Nelle grandi occasioni era impreziosito da ricami e da pizzi fatti a mano.
La scuola
Come erano strani gli strumenti della scuola! Ci hanno colpito la valigetta di cartone che si usava al posto dello zaino, il temperino con la lama a taglierino, la cannuccia con pennino da intingere nell’inchiostro, il calamaio. Prendere in mano questi oggetti è stato emozionante, perché sono dei reperti che aiutano a ricostruire la storia degli uomini e delle cose.
Scuola primaria di Cireggio
Il testo è tratto dal volume Facciamo Centro che può essere richiesto agli uffici dell`Ecomuseo telefonando allo 0323.89622 oppure inviando una mail a ecomuseo@lagodorta.net.
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