Chiesa di San Filiberto (Sec. XI)
Sede: Via Lungo Lago - Strada Provinciale n. 48
Tariffe: Gratuito
Informazioni: Parrocchia di Alzo - Tel. 0322.969118
Il complesso di San Filiberto è situato in località Proprio, all`ingresso del paese, su un prato in riva al lago d`Orta, con l`abside rivolta a est verso l`approdo da cui ancora oggi partono le processioni verso l`Isola di San Giulio.
Nonostante gli interventi effettuati nel corso dei secoli, l`insieme è ancora caratterizzato dalla maestosità romanica.
Il recinto sacro è composto da quattordici cappelle del 1794, rappresentanti scene della Via Crucis, secondo una pratica diffusa dai francescani, e collegate tra loro da un basso muretto di pietra a secco, con copertina in granito. Le pitture sono state restaurate nel 1931. Il tracciato, di forma pressoché ellittica, è aperto in corrispondenza della scalinata settecentesca in ciottoli di fiume e granito, verso il lago, e degli ingressi sugli altri lati. Sul lato nord si apre il cimitero.
Nel prato dietro l`abside era collocata una croce lignea a ricordo della Santa Missione della parrocchia di Alzo, ora sostituita da una in granito. Il campanile, datato dallo storico Verzone tra il 1075 e il 1110, è isolato, di fronte alla facciata della chiesa in posizione leggermente rialzata.
E` una semplice struttura a pianta quadrata, con copertura in beole nere (piode) e con sottili feritoie nella parte inferiore per illuminare la ripida scaletta interna e due ordini di bifore con archetti in mattone nella parte superiore. Le semplici colonnine sono a stampella, in analogia a quelle dei campanili della basilica di San Giulio e della chiesa di San Gaudenzio a Pettenasco.
La muratura è formata da blocchi di granito rozzamente foggiati mescolati a ciottoli alluvionali e disposti in corsi; negli spigoli vi sono blocchi squadrati per maggior stabilità strutturale.
I buchi a sezione quadra servivano da sostegno all`impalcatura, durante i lavori di costruzione.
La parte inferiore è stata intonacata in tempi più vicini. L`antica chiesa, attualmente chiesa cimiteriale di Alzo di Pella, è, secondo tradizione, la più antica cappella della riviera occidentale del lago d`Orta. Venne edificata nel XI secolo, coeva probabilmente agli edifici romanici di San Tommaso di Briga Novarese, San Martino di Gozzano e San Michele alle Verzole di Borgomanero. Venne rifatta sul finire del cinquecento, quando gli Atti di visita dei vescovi la descrivono ormai sovvertita nel suo aspetto originario: sono presentati una chiesa con chiari segni di abbandono ed il tentativo di riportarla ad una sistemazione consona alle disposizioni emanate dal concilio di Trento.
E formata da tre corpi di altezze ed epoche diverse, con copertura in piode.
La parte dell`ingresso, la più antica, ha facciata a capanna, con porta d`ingresso centrale bordata in granito bianco di Alzo e con un oculo chiuso da un semplice vetro piombato, che ha probabilmente sostituito l`originaria croce centrale. Sui muri laterali sono collocate lapidi di tombe ottocentesche, di foggia diversa.
La parte più elevata è quella dell`abside: rivolta ad est, ha forma poligonale con finestra a semicerchio nel mezzo (è leggibile la data 1648) e copertura a due falde semplici.
Sul lato destro, sporgente dal perimetro, si apre una cappella dedicata alla Vergine di Lourdes, risalente agli inizi dei secolo, chiusa da un`antica inferriata e in precedenza adibita ad ossario. Durante le pestilenze, in particolare quella dell`inizio del seicento, la chiesa veniva infatti usata come lazzaretto.
Davanti a questa vi è un piccolo portico che ripara sul lato sud della chiesa un affresco raffigurante San Giulio.
Dietro la cappella, in corpo unico, si apre la sacrestia con due finestre con inferriate.
Si accede all`interno della chiesa tramite quattro gradini che colmano in parte il dislivello del terreno esterno. L`edificio risulta costituito da un`unica navata piuttosto ampia con soffitto a falde inclinate in travi, assi di legno a vista e pavimento in cemento, di recente fattura, in sostituzione dell`originale in terra battuta.
L`armonia della navata viene scandita da due arcature a leggero sesto acuto poggianti su due pilastri, terminanti con un rozzo capitello.
Le tre campate, di cui la terza ha quasi doppia elevazione, terminano su una grossa abside a base pentagonale, sopraelevata di tre scalini, coperta da una volta ad ombrello con spicchi irregolari. Un alto cornicione con semplici elementi decorativi orna tutti i lati dell`abside; la luce che illumina lo spazio è dovuta all`oculo sulla facciata e alle due finestre ricavate nell`abside sui lati est e sud. L`abside originaria doveva essere dipinta con episodi di storia sacra e con la vita e i miracoli del Santo, della bottega dei Gagnoli, come segnalato da Bascapè, ma oggi la traccia troppo leggera delle antiche pitture non consente più alcuna lettura.
Sulla destra si accede alla sacrestia tramite un semplice ingresso senza porta; il locale è spoglio ed ha un soffitto leggermente a volta.
Nella seconda campata, una porta sulla destra, immette nella cappella di Lourdes, realizzata con la forma di una grotta.
Pochi e di semplice fattura sono gli arredi interni, a causa dell`esiguo numero di funzioni che si celebrano e per le numerose visite dei ladri; rimangono due acquasantiere a stelo, una transenna a colonnine in granito (1781) che divide la navata dal presbiterio e l`altare maggiore, il fastigio è realizzato in legno policromo e stucchi impreziositi dall`uso dell`oro zecchino: una maestosa cornice che inquadrava un`Adorazione dei Magi, costituita da una composizione di fregi, volute e frutta e, sui lati lunghi, due angeli a pendente a forte altorilievo, che sostengono il timpano. Nel triangolo del timpano, realizzato quasi a tutto tondo, si colloca un Cristo a mezzo busto.
La cornice è unita alla parte bassa dell`altare, dove sulla porticina del tabernacolo, è rappresentato il Calice. Per motivi stilistici l`opera è databile al secolo XVII. Il gusto scenografico barocco ha nell`insieme un valore quasi di quinta teatrale.
Sulla parete destra della terza campata è venuto alla luce, agli inizi del secolo, una parte di affresco che rappresenta San Giulio ed altre figure dai volti popolari di difficile interpretazione, in caratteri gotici si legge il nome di San Filiberto (la datazione è molto difficile a causa della grande ingenuità del tratto). Troppo scarso lo stralcio di pittura e inesistenti le fonti per darne una giusta interpretazione. La prospettiva non è usata, la tridimensionalità è ottenuta empiricamente con la sovrapposizione dei personaggi.
Tutto quello che è visibile è questa scena, il resto è coperto da uno spesso strato di malta ed intonaco. Altro dipinto è l`ipotetico San Giulio, situato sotto il portico della cappella di Lourdes da attribuirsi ad un artista anonimo attivo fra cinquecento e seicento. Il complesso architettonico si presenta in generale mal conservato, gran parte risulta fortemente intaccato dagli agenti atmosferici, in particolare dall`umidità, tanto che alcune parti risultano rovinate o mancanti.
La chiesa è l`unica in Italia dedicata a San Filiberto. Fu edificata o riedificata in un luogo donato ai canonici del Capitolo di San Giulio dal vescovo novarese Gualberto (1030 -1039), terra facente parte dei possessi fondiari che l`episcopato novarese aveva accumulato nella Riviera di San Giulio, per lasciti e donazioni.
Il documento episcopale nomina il luogo Pella, terra già abitata nell`antichità come testimoniano il ritrovamento di un sepolcreto romano contenente urne, suppellettili in ceramica e monete, situata nella pianura che costeggia il fiume Pollino, databili fra il III e il IV secolo d.C., e, ancora prima, la presenza nelle vicinanze della chiesa, di un masso coppellato, segno di sacralità precristiana.
In seguito alla necessità di tutti gli abitanti della Riviera Occidentale di avere una cappella per i riti liturgici, fu edificato uno spazio sacro in una zona piana, di facile raggiungimento sia via terra che via lago.
Fino alla svolta dell`anno mille. San Giulio era la pieve più settentrionale della diocesi novarese; attorno ad essa si era sviluppato un collegio di canonici: il Capitolo di San Giulio.
Questa potente istituzione, già dall`ottocento, aveva giurisdizione su tutte le chiese della Riviera e ad essa erano versate le decime. Le caratteristiche architettoniche del campanile e la dedicazione della chiesa a San Filiberto sono le uniche tracce storiche che consentono la datazione, non esistendo documenti scritti.
Pietro Verzone, importante studioso dell`arte romanica novarese ha infatti individuato, il campanile come unico resto dell`originario edificio, facendolo risalire come già indicato, al 1075- 1110. Nel 1612, il Bascapè identificò il Santo con l`abate Filiberto di Jumièges nato nel 616. Effettuando le sue ricerche direttamente in Francia, scoprì che le reliquie erano conservate nella chiesa a lui dedicata nell`abbazia di Frenorchio in Borgogna. Come sia giunto in Riviera il culto di questo santo è un fatto non più accertabile, ma rimane la presenza di una chiesa, tra le più spettacolari del lago, a ricordare le devozione della gente del Cusio, che univa San Filiberto a San Giulio e San Quirico. Molto presto la chiesa di San Filiberto si staccò dalla matrice acquisendo il diritto parrocchiale (la datazione è assolutamente incerta); sembrerebbe che, fino alla metà del secolo XV, fosse l`unica parrocchia della sponda occidentale.
I canonici del Capitolo di San Giulio si recavano ogni anno, il 20 agosto, a celebrare la dedicazione della chiesa fino al 1840, quando gli abitanti si rifiutarono di donare l`antica decima dovuta alla matrice. La giurisdizione di San Filiberto si estese in seguito sulle cappelle che i paesi della Riviera Occidentale andavano via via costruendo (San Maurizio, Alzo, Cesara, Boleto).
Bibliografia
F. MATTIOLI CARCANO, San Filiberto di Pella Editrice EOS, 1994 C. CERIANI, La riviera occidentale deJ Lago d`Orta in epoca romana nel contesto dei ritrovamenti dell`area cusiana, in AA.VV San Maurizio d`Opaglio: dall`eri- ca all`ottone. San Maurizio d`Opaglio, 1997 Ricerca delle Scuole Elementari di Alzo di Pella su San Filiberto, 2000.
Tratto da:
Percorsi.Storia e documenti artistici del novarese
Il territorio dei Castelli Cusiani
Pella, Pogno, San Maurizio d`Opaglio
volume 24