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UN LAGO CON TRE NOMI E UN ENIGMA
 

Il Lago d’Orta, il più occidentale dei grandi laghi prealpini, è conosciuto anche con il nome di “Cusio”, termine utilizzato soprattutto nel linguaggio amministrativo. Questi non sono però gli unici nomi con cui il piccolo bacino venne chiamato. Vale la pena pertanto ripercorrere questa storia curiosa.

Nel medioevo, almeno dall’epoca longobarda, il lago era concordemente conosciuto con il nome di Lago di San Giulio (anche se Paolo Diacono, nella “Storia dei Longobardi” lo definisce “lago di San Giuliano”) come si rileva dal nutrito repertorio di citazioni riportato dal Cotta alla fine del Seicento nella sua “Corografia” (1).

Il Cotta ci fornisce un altro dato interessante, quando afferma che la diffusione del termine “lago d’Orta” era relativamente recente, in quanto risaliva a circa duecento anni prima. Infatti Domenico Macagno, descrivendo nel 1490 il lago di San Giulio, sottolineava che questo era detto “lago d’Orta” dai più giovani (Hortae juniores dicunt). Il termine sembra quindi essere un’introduzione della fine del Quattrocento e deve verosimilmente essere messo in relazione con la progressiva crescita dell’importanza politica, economica e demografica del borgo di Orta all’interno della Riviera di San Giulio a scapito dell’Isola di San Giulio che essendo occupata dalle case dei canonici, dalla Basilica e dal castello del Vescovo di Novara rivestiva funzioni ormai solo giudiziarie e religiose.
I Vescovi di Novara, Conti della Riviera di San Giulio, preoccupati dalle possibili conseguenze della diffusione di quel nome laico, ne proibirono persino l’uso nei documenti ufficiali.

L’introduzione del termine “Cusio”, che tradizionalmente è considerato il nome latino del lago, è ancora più tarda. L’umanista e geografo Filippo Cluverio (Philipp Clüver di Danzica, 1580-1623) commentando la Tabula Peutingeriana, a proposito del lago “Cusius”, un piccolo bacino nell’Italia nord occidentale, indicava tre possibili attribuzioni: il Ceresio (lago di Lugano), il lago d’Orta e quello di Gavirate (oggi di Varese), essendo però incerto se attribuire il nome “Cusius”, al primo o al secondo.
Fu il Cotta a imporre l’identificazione del “Cusius” con il lago d’Orta, o meglio di San Giulio, sulla base di un elemento a suo avviso risolutivo. Il Cluverio diceva infatti che dal “Cusius” si dipartiva un fiume, senza nome, che scorreva nel novarese. Il Cotta, ritenendo che questo corso d’acqua dovesse essere l’Agogna o il Terdoppio, erroneamente visti come emissari del lago dai geografi antichi per analogia con gli altri laghi lombardi che scaricano a sud, asserì che “Cusius” dovesse essere il nome romano del lago.

Il fatto curioso è costituito dal fatto che la lettura Cusius proposta dal Cluverio era in realtà errata. Studi più recenti hanno infatti dimostrato che la lettura corretta è “Clisius”. Non solo: la posizione del lago sulla carta è difficilmente compatibile con quella del Lago d’Orta, probabilmente considerato un tutt’uno col Lago Maggiore. Il fatto non deve sorprendere, del resto, in quanto la Tabula Peutingeriana era una carta stradale, dettagliata sulle distanze tra le stazioni di sosta, ma alquanto stilizzata per altri elementi del paesaggio non utili da quel punto di vista.

Un tentativo per certi versi disperato di salvare il nome, ormai caro agli eruditi, del “Cusius” fu compiuto alla fine dell’Ottocento dall’avvocato Antonio Rusconi, che volle dimostrarne l’origine preromana sostenendo la derivazione dalla fantomatica tribù degli Usii. Si tratta tuttavia di speculazioni erudite basate su una lettura improbabile della toponomastica.

In ogni caso, nonostante le voci contrarie degli storici più autorevoli, il nome “Cusio” si è affermato come termine erudito e amministrativo abbinato a quello popolare di lago d’Orta finendo col soppiantare del tutto il nome medievale di Lago di San Giulio.

Un enigma, tuttavia, resiste: se non era “Cusius” né “Clisius” , con quale nome era chiamato il lago d’Orta prima dell’arrivo di San Giulio?


Note:
(1) Lazzaro Agostino Cotta, Corografia della Riviera di San Giulio, Milano 1688, rist. anast. Borgomanero 1980, pagg. 23-29.

 


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